Dai costi per l’Italia agli accordi con gli altri Paesi: le spine del decreto sui rimpatri. Tutto quello che c’è da sapere sul provvedimento del Conte bis.
ROMA – Dai costi per l’Italia agli accordi con gli altri Paesi: le spine del decreto sui rimpatri. Il Governo è al lavoro per cercare di mettere nero su bianco questo provvedimento anche se i dubbi restano. Il Corriere della Sera ha analizzando nei dettagli la norma analizzando anche le criticità della nuova idea del Conte bis.
Decreto sui rimpatri: i costi
Il decreto sui rimpatri potrebbe costare molto. Secondo quanto scritto dal Corriere della Sera le cifre dovrebbero superare i 10mila euro. Si tratta di una cifra considerevole anche se la maggior parte delle risorse arriveranno con i fondi europei.
La maggior parte dei rimpatri avverranno in Bangladesh e Pakistan ma ci saranno biglietti aerei anche per Ecuador, Perù e altri Paesi sudamericani. Una procedura non semplice visto che si devono utilizzare voli intercontinentali con la scorta dei poliziotti che al ritorno devono viaggiare in prima classe.
Gli accordi con gli altri Paesi
Prima di approvare questo decreto bisogna definire gli accordi con gli altri Paesi. Fino a questo momento gli unici Stati che hanno accettato i rimpatri rapidi sono Gambia, Nigeria ed Egitto. Il Marocco ha dato l’ok alla sua collaborazione ma solo a precise condizioni: solo voli di linea e ogni persona dovrà essere scortata da due agenti. Accordo di massima anche con la Tunisia che ha dato il via libera a due charter a settimana da 40 persone.
Nel decreto sono stati inseriti anche altri Paesi ma in questo momento non ci sono gli accordi. Problemi che dovranno essere risolti nelle prossime settimane con Di Maio e Bonafede al lavoro per rendere il prima possibile attivo questo provvedimento.
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